1945: un celebre archeologo (no, non Indiana Jones…) viene spedito dal governo degli Stati Uniti in Egitto per indagare su un misterioso manufatto, il Duat Stone, che permette di collegare il mondo dei vivi con quello dei morti. Lo scienziato trova il reperto ma scompare misteriosamente. Quarant’anni dopo, cinque teenager, Chris, Math, Charlie, Big Joe e Kevin, scoprono il suo cadavere in una foresta vicina ad una tranquilla cittadina californiana di provincia. I cinque, venuti in possesso del manufatto, sono osservati dal malvagio colonnello Beringer, che vuole recuperare la pietra per DOMINARE IL MONDO (BUHAHAHAHAHA). Ehm.

Allora, prendete tutto l’immaginario possibile ed esistente inerente gli anni ’80 passato e presente (da E.T. a San Junipero, da Super 8 a Stranger Things, passando per IT e Una pazza giornata di vacanza, con una spruzzata di The Goonies), aggiungete una grafica super pixellosa e inserite questo contesto, background e atmosfera in un gioco che richiama il capolavoro misconosciuto Zombies Ate My Neighbors. Fatto? Siete al 60% di Crossing Souls, indie di gran qualità sviluppato dallo studio spagnolo Fourattic e distribuito (digitalmente) da Devolver Digital.

Crossing Souls è un action adventure di stampo classico, che mette il giocatore nei panni di 5 personaggi diversi, ognuno è dotato di una specifica abilità, che possono essere alternati in tempo reale durante l’azione per risolvere enigmi ambientali e affrontare orde di nemici. Azione e avventura si mantengono sempre in perfetto equilibrio: se da un lato ci sono nemici da eliminare con un pizzico di strategia, la materia grigia serve per superare ostacoli e puzzle che impediscono l’accesso a particolari location, necessarie per far proseguire la narrazione e terminare il gioco.

I ragazzi di Fourattic dimostrano con Crossing Souls di conoscere benissimo gli anni ’80 ma anche e soprattutto di sapere scrivere una storia intrigante: la trama potrebbe tranquillamente essere il plot di un film alla Spielberg o quella di un libro di King, data la sua capacità di alternare momenti comici ad altri decisamente più drammatici. Ed è un bene che la storia stimoli così efficacemente a proseguire, perchè alcune pecche sul fronte della giocabilità, dovute presumibilmente più a inesperienza che a “dolo”, rendono in certi frangenti a rendere Crossing Souls un po’ troppo frustrante e punitivo nei confronti del giocatore.

La scelta della visuale, soddisfacente in termini di pura spettacolarità, visto che permette di ammirare l’ottimo lavoro svolto dai grafici, tende talvolta a confondere il giocatore, dando uno scarso senso di profondità agli oggetti mostrati: un grosso problema, specie nelle sezioni platform, perchè non permette di calcolare bene la lunghezza dei salti e quali elementi dello scenario siano superabili e quali no. A questo si aggiunge il fatto che l’energia dei protagonisti può essere recuperata solo grazie ai cuori trovati nelle immancabili casse e rompendo vari oggetti (non viene ripristinata nemmeno ai save point): Crossing Souls insomma, è davvero impegnativo.

Il titolo dei Fourattic convince quindi, fatta salva qualche sbavatura: piace l’impianto generale, la storia è ottima, le animazioni di intermezzo (volutamente orribili, come i cartoon del sabato mattina di trent’anni fa) ed il comparto grafico sono efficaci e la sfida tosta. Gli anni ’80 non finiscono mai…



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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